A proposito delle élite

Due riflessioni sull'antivigilia dell'anima

COSCIENZA

Francesco De Luca

12/10/20232 min read

Zdzisław Beksiński
Zdzisław Beksiński

Se l'Italia fosse un gran paese, potente, vincente, positivo, non avrebbe perso tutto ciò che ha perso. Terreno, ricchezza, gioventù. Credibilità.

Non avremmo di bello solo il passato, il mangiare o il sole. I giovani si riprodurrebbero. Respireremmo bene. 

I giovani che possono, se ne vanno. Non per egoismo, ma perché andarsene è più un atto di coraggio. È sempre stato così. Siamo un popolo di emigranti. Un popolo povero di ricchezza, ricco di creativa povertà. Uscire dalle trincee espone il fianco. L'arte, la vita, la speranza non si vanificano per un pugno di polvere. È il più grande peccato. Un sacrilegio.

Bisogna andare. Ragazzi andate a trovare alleati contro questo nido di spettri.

Gridare "Corruzione! Corruzione! Empietà!" - non ammette silenzi. Gridate. Sussurrate. Cucinate una libertà sotto il panno della più assoluta determinazione alla verità.

I politici? Sono polli vestiti in frak. Ballano il tango. Il cha cha cha. Culi sodi. Conti grassi. Passi puzzi. Pazzi sterchi. Tuttiindubbiamenteinutili. Il potere non si batte col potere. Il potere si batte con l'antipotere. Il non volere potere. Col diffondere l'idea che il potere vero sia il perdere. Perdere la perdizione. Perdere il potere. Perdere il desiderio di potere. Perdere l'ego. Perdere l'immagine che hai di te. Perdere l'immagine riflessa degli altri che pensano di avere un'immagine riflessa di se stessi e di te. Perdere tutto ciò che non vogliamo perdere. Cosa non vuoi perdere? Perdilo! (ndsc: rinuncia). 

Se li vedi di lato - questi pollitici- , hanno come un muco. Verde. Denso. Nelle tombe rinascono. Vermi. Rinascono, giuro rinascono. Cibo per pesci di plastica. Ventri di plastica.

Ma giriamo lo sguardo. 

Ci youpornizziamo. Mcdonaldizziamo. Centrocommercializziamo. Nonpensiamo. Nonpiùamiamo.

Compriamo. Pure l'indulgenza plenaria ci compriamo. 

E gli artisti? Restano goblin, rollè di parole nella melma dell'invidia e del ciùciùciùciùciùciù.

Fiùfiùfiùfiùfiùfiù.

Negli angoli qualcuno occhieggia. Occhi quadrati. Senza lingua. Bisbigliano tra i tavoli dei bar, tra pareti di latta. Qualche eroe carica candele, prima della tempesta.

Ma quando arriva l'uragano, periodicamente, monsonicamente - arriva -, voleranno imposte. Neanche i muri serviranno. Macerie su macerie sopra le teste dei bambini e di chi non vuol vedere.

Ci rimette la gente. Che fa la spesa con monete arrugginite. Abbandonate, senza speranza. Sfiduciate. Non credono neanche più nel natale. Cantando le canzoncine in tanga e bella ciao.

Mangiano senza assimilare. Guardano senza pupille. Eppure sentono. L'inutilità del loro tempo.

Dicevano si è detto - qui solo si ripete - serve tornare a sperare nella potenza del natale. Con o senza palline. Due note di colore in un mondo di dolore. Non si può camuffarlo. Se camuffi non è. Serve tornare a invocare quel sole che sorge ogni giorno oltre le muraglie. A est, a ovest. Lontano dalle galere. Ovunque ci sia luce. 

Illuminare in profondità l'oscurità con quattro specchi spaccati, posizionati con ingegno. 

Eccone mezzo. Ne mancano tre; e mezzo.

Foto: Dipinto di Zdzisław Beksiński ©Muzeum Historyczne w Sanoku

Francesco De Luca (1979), poeta, scrittore, traduttore ed editore romano. Mediatore di Lingua e Cultura Cinese. Si laurea in Comunicazione presso la Sapienza di Roma, nel 2004. Ha pubblicato Anomalie (2015), Karma Hostel (2019) ed è presente nell'antologia Roman Poetry Festival (2019); ha tradotto Un Uomo Felice, poesie scelte di Haizi (2020), Io e l'Italia, di Liu Xi (2022), Poesia Celeste, di Hei Wen (2023), Lo Scenario Invisibile. Mente, Allucinogeni e I Ching, di Terence e Dennis McKenna (2024).