Il senso irripetibile dell’esistenza

“Nulla due volte” di Wisława Szymborska

POESIA INTERNAZIONALE

Mauro Tucciarelli

6/26/20255 min leggere

Domenica 2 luglio 2023 il parco intitolato a Wisława Szymborska è stato ufficialmente aperto agli abitanti di Cracovia e su di un edificio adiacente campeggia un enorme dipinto murale dedicato al suo poema “Nulla due volte”. Se dovessimo sintetizzare il cuore di questa poesia in due parole, rimanendo in un suggerito contesto duale, sceglieremmo incertezza e gratitudine. Due parole che, lungi dal configurare un’idea astratta, danno voce a una poetica del divenire, a una visione del mondo in cui l’essere umano non si confronta solo con la finitudine, ma soprattutto accettando la continua trasformazione di sé e della realtà.

Szymborska, Premio Nobel per la Letteratura nel 1996, è una delle voci poetiche più originali e filosoficamente acute del secondo Novecento. La sua scrittura, limpida e apparentemente semplice, cela un’intelligenza ironica e una profondità riflessiva che affonda le radici nella storia personale e collettiva.

La poesia “Nulla due volte” ne è esempio emblematico: è un testo che gioca su paradossi e tensioni, e che, attraverso una struttura breve e compatta, esplora la complessità dell’esistenza.

Nulla due volte accade

né accadrà. Per tal ragione

si nasce senza esperienza,

si muore senza assuefazione.

Anche agli alunni più ottusi

della scuola del pianeta

di ripeter non è dato

le stagioni del passato.

Non c’è giorno che ritorni,

non due notti uguali uguali,

né due baci somiglianti,

né due sguardi tali e quali.

Ieri, quando il tuo nome

qualcuno ha pronunciato,

mi è parso che una rosa

sbocciasse sul selciato.

Oggi che stiamo insieme,

ho rivolto gli occhi altrove.

Una rosa? Ma cos’è?

Forse pietra, o forse fiore?

Perché tu, ora malvagia,

dai paura e incertezza?

Ci sei - perciò devi passare.

Passerai - e qui sta la bellezza.

Cercheremo un’armonia,

sorridenti, fra le braccia,

anche se siamo diversi

come due gocce d’acqua.

Il testo si apre con una constatazione di carattere universale: Nulla due volte accade / né accadrà. Il tempo, in Szymborska, non è solo linea retta, né solo ciclo; è soprattutto irripetibilità, unicità radicale di ogni evento, di ogni emozione, di ogni incontro. Questo sguardo sull’esperienza, che sembra riecheggiare il pensiero del filosofo greco Eraclito, è uno dei nuclei portanti della poesia. Come scrive il pensatore presocratico: “Non si può discendere due volte nel medesimo fiume”

La poetessa polacca sembra voler portare questo principio al cuore della condizione umana: si nasce senza esperienza, si muore senza assuefazione. Non c’è possibilità di abituarsi alla vita, di diventare esperti del vivere, proprio perché essa non si ripete mai. Neanche gli alunni più ottusi della scuola del pianeta possono ripetere le stagioni del passato. La conoscenza è dunque precaria, parziale, sempre in costruzione, e proprio per questo intensamente viva.

La parte successiva della poesia si concentra sulla sfera relazionale e affettiva: Non c’è giorno che ritorni, / non due notti uguali uguali, / né due baci somiglianti, / né due sguardi tali e quali. La forma paratattica e il ritmo incalzante suggeriscono una riflessione su come anche nell’amore - o, forse, soprattutto nell’amore - non vi sia possibilità di ripetizione. Ogni gesto, ogni sguardo, ogni parola detta o ascoltata si iscrive in un tempo e in un contesto unico.

Il tema dell’amore viene così sottoposto a un’analisi lucida e al tempo stesso poetica. L’amato non è stabile né definito: la sua presenza provoca al tempo stesso bellezza e inquietudine. Perché tu, ora malvagia, / dai paura e incertezza? La poesia afferma con delicatezza una verità esistenziale profonda: la consapevolezza che ciò che c’è, proprio perché c’è, deve passare. Non è un discorso morale o rassegnato, ma una visione estetica ed esistenziale: la bellezza delle cose nasce dalla loro fragilità, dalla loro destinazione a scomparire.

Il verso portante della lirica - Ci sei - perciò devi passare. / Passerai - e qui sta la bellezza. - rappresenta un vero manifesto poetico. La condizione umana, nell’ottica di Szymborska, si fonda su un paradosso: tutto ciò che esiste è transitorio, e proprio per questo ha valore. L’amore, il dolore, la gioia, l’errore: tutto ciò che viviamo ha senso se vissuto come esperienza irripetibile. La poesia ci dice dunque che il senso della vita sta nell’assumersi la responsabilità dell’esistenza: non possiamo rivivere il passato, ma possiamo scegliere come vivere il presente.

Questa idea risuona anche nella conclusione: Cercheremo un’armonia, / sorridenti, fra le braccia, / anche se siamo diversi / come due gocce d’acqua. Il celebre ossimoro finale - “diversi come due gocce d’acqua” - rappresenta una chiusura perfetta per il testo. L’apparente identità - due gocce - si scontra con la verità della differenza: nessuna goccia è identica all’altra. Così anche gli esseri umani: simili, ma irriducibilmente diversi. L’armonia che possiamo cercare non si fonda sull’identità, ma sull’accettazione della differenza, sull’incontro fragile e possibile tra due irripetibili unicità.

Uno degli elementi più sorprendenti della poesia di Wisława Szymborska è la sua capacità di trattare temi profondi - la morte, il tempo, l’amore - con uno stile leggero, a tratti ironico, sempre trasparente.

Come recita la motivazione del Premio Nobel a lei assegnato, la sua poesia permette “al contesto storico e biologico di venire alla luce in frammenti d’umana realtà”. “Nulla due volte” è un perfetto esempio di questa poetica. La brevità dei versi, l’uso di immagini quotidiane, l’apparente semplicità del linguaggio nascondono un’elaborata riflessione filosofica.

La sua poesia è un invito a meravigliarsi: della varietà del mondo, della molteplicità delle esperienze, del mistero dell’altro. È un invito a non dare nulla per scontato: ogni giorno, ogni incontro, ogni parola sono una prima e ultima volta. Questa attenzione per il dettaglio, questa capacità di rendere universale ciò che è personale e irripetibile, si radica anche nella biografia della poetessa.

In un mondo sempre più incline alla ripetizione, all’automatismo e alla fretta, la poesia di Wisława Szymborska ci invita a fermarci e a riflettere sulla singolarità di ogni istante. In “Nulla due volte” non si celebra solo l’impossibilità di ripetere l’identico, ma si solleva un inno alla consapevolezza del momento presente, un invito a vivere ogni attimo con intensità e verità. Ogni esperienza, ogni incontro, ogni parola e ogni scelta che facciamo contribuisce a tracciare un cammino unico, che non si ripeterà mai. L’autrice ci esorta ad abbracciare con maggiore consapevolezza il destino ineluttabile di ogni fine, riconoscendo che la vita è costellata di parentesi che si aprono e si chiudono. Ciò che conta, tuttavia, non è ciò che si trova alla fine di questo percorso, ma ciò che si vive mentre lo si percorre. La consapevolezza della fugacità di tutto, infatti, ci spinge ad apprezzare il tempo che abbiamo, ad essere grati anche per ciò che è giunto al termine, come nei più grandi amori che, pur finendo, lasciano un segno indelebile nei cuori di chi li ha vissuti.

È nel riconoscere e accogliere la fine delle cose che si trova, forse, la vera ricchezza dell'esperienza umana. In questo senso, la poesia non ci consola, ma ci responsabilizza: ci chiede di diventare ciò che siamo, di non sprecare la nostra unicità. E ci insegna che anche il dolore, come tutto il resto, passerà - e che proprio qui sta la bellezza.

Mauro Tucciarelli (Roma, 1972) poeta, scrittore, autore e docente di scrittura creativa. Laureato in Filologia Moderna, intraprende il suo percorso artistico nel mondo della sceneggiatura cinematografica, perfezionandosi sotto la guida dei registi Alessandro Valori e Piergiorgio Bellocchio. Scrive per il teatro e nel 2003 riceve il premio per la miglior sceneggiatura al Festival dei Castelli Romani con lo spettacolo "Ieri… Oggi… Romani". Ha diverse pubblicazioni all’attivo sulla narrativa e poesia. Il suo volume "Sul rovescio del cuore" si pregia della prefazione di Andrea Bocelli e i suoi testi sono stati interpretati da noti artisti, tra cui Jacopo Fo, Gianmarco Tognazzi e Gennaro Duccilli. Oltre alla sua attività letteraria, collabora con la rivista Gazzetta Italia, dove scrive articoli di cultura e poesia, e attività didattiche, come docente di tecniche di scrittura presso enti di formazione e università. Attualmente è in forza nel Dipartimento di Italianistica dell'Università UKEN di Cracovia.