La cinetica del vero

Intervista a Flavia Mastrella

INTERVISTE

iago

5/16/20247 min read

Flavia Mastrella
Flavia Mastrella

Dopo qualche settimana di galeottismo, dispersa eppure presente tra le contrade d'Asia, ecco torna la Chimera. Roberto Sannino, in arte Iago, dialoga con l'anima di Flavia Mastrella, artista, scenografa e scultrice italiana.

Quanto è importante nella tua attività il sostegno della percezione?

La percezione è una capacità sensoriale che ho appreso dagli animali, esiste anche nell’essere umano ma purtroppo mediata dalla ragione. È fondamentale per me assorbire quello che c’è nell’aria senza un filtro critico, quindi farlo fermentare attraverso il pensiero nella mia parte vuota per poi rielaborarlo e materializzarlo con ironia tramite la forma. Invece per quanto riguarda l’evoluzione comunicativa e politica, per aggiornarmi su l’attualità e il futuro mi infliggo la visione di film mediocri, modaioli spesso americani, vedo pubblicità, ascolto stazioni radio di vario genere, mi costringo a qualche ora sui social e le cose più piacevoli sono: spiare le persone e leggere libri.

So che non ami le definizioni, come riesci a fissare sulle tue opere qualcosa che si muove e che magari non vuole essere preso?

Anche gli habitat sono qualcosa che si muove, sono una pantomima silente ma efficace della realtà ne colgono il senso. Gli habitat attraverso la composizione costringono i visitatori a determinati percorsi inconsci, con le forme e gli oggetti rimodellati e capovolti nell’uso, tutto trascende e diventa metaforico. È appunto nella capacità dinamica che si capisce il senso dell’equilibrio delle cose, ma nonostante tutto spesso si pensa che la staticità sia qualcosa di stabile. 

Molti rivendicano il loro status di indipendenti. Etichette, editori, giornali un coro di pappagalli dai mille colori. Tu che lo sei veramente, cosa significa essere indipendenti nel nostro paese e quanto ti è costato?

Per essere indipendente bisognerebbe essere di vento, ma anche i venti sono la causa di molteplici fattori, in realtà l’indipendenza non esiste in natura anche gli eventi naturali si susseguono sempre molto condizionati da molteplici fattori. Tra gli umani esiste la prevaricazione, poiché gli umani sono schiavi di una serie di convenzioni, ridicoli pregiudizi inventati e una serie di idiozie, tra i quali le mode e l’appartenenza politica. Certe volte mi chiedo come faremo a sopportare l’intelligenza artificiale che ci mortifica proprio il senso di prevaricazione, ci sarà da divertirsi forse diventeremo  tutti depressi. Comunque, la libertà è determinata dall’indipendenza politica e estetica, che ci siano dei vantaggi creativi è sicuro, ma l’espansione in questo modo è legata soprattutto alle persone (il pubblico). Noi lo abbiamo capito subito, la nostra avventura creativa è iniziata nei centri sociali, nelle gallerie d’arte e in ambienti di tutti i tipi. Da questi posti poi ci siamo spostati nei teatri, con tutti i nostri ammiratori, siamo stati tra i primi nel mondo dello spettacolo a creare un sito e divulgare le notizie attraverso le e-mail. Rifiutare le convenzioni in un primo momento ti fa apparire pazzo, poi diventi un nemico, alla fine sei accettato come entità aliena. Per quanto riguarda l’arte figurativa e il cinema la situazione è notevolmente peggiore della realtà teatrale.

Perché attualmente è così difficile farsi capire, trovare un’intesa, avere degli spazi. Il problema è solo culturale o c’è dell’altro?

Le persone capiscono bene. Tutto il problema ora, con questa sovrabbondanza di notizie che girano, è raggiungerli per informarli. Al momento esiste una quantità enorme di false notizie seducenti, spesso senza senso che intasano la ricerca e la circolazione di informazioni relative al nutrimento culturale. Chi cerca di sapere dove vedere arte o cinema se non possiede un indirizzo preciso si perde nel vortice dei reels, della pubblicità e di vicende varie fino a perdere di vista l’obbiettivo della ricerca iniziale. L’arte libera in questo periodo è politica sul campo e la storia ci racconta che durante le dittature e i tentativi di colonizzazione culturale, non fiorisce. Quindi, la contaminazione e la elargizione degli spazi subiscono uno stop e si toglie al libero pensatore l’opportunità di esprimersi. Agli artisti, per sopravvivere in questo momento, viene offerta la possibilità di esercitare arteterapia o di organizzare stage, poveri noi! Un’altra occasione di guadagno sono i fondi europei attraverso i quali ci impongono i temi da affrontare trasformandoci in schiavi del potere. Miriadi di leggi all’apparenza giuste imbavagliano la libertà di movimento. Con misure esclusivamente teoriche, il potere risolve le magagne sociali solo in apparenza e sembra tutto giusto a chi descolarizzato o distratto dalla vita non riesce a distinguere ciò che si dice da ciò che accade. E nonostante questo un’enorme quantità di persone ancora pensanti resiste e porta avanti il proprio pensiero critico. Il problema più urgente da risolvere per difendere la libertà resta l’isolamento sociale.

Domanda complicata: come riesci a creare l’ambiente perfetto per far sentire a suo agio un’imponderabile del calibro di Antonio Rezza?

Tra me e Antonio esiste un rapporto di stupore, io non penso a lui mentre creo l’Habitat che gli offro e lui non pensa a me mentre lavora alle improvvisazioni. In questo modo abbiamo un risultato contraddittorio che rappresenta la forma comunicativa della società attuale. Una volta che ognuno di noi porta a termine il suo rituale lavoriamo insieme alla forma finale. Io e Antonio siamo dello stesso calibro! Ma la cultura corrente preferisce sempre che in un gruppo ci sia uno più forte.

Erroneamente, a mio avviso, viene definito sperimentale il vostro modo di intendere il teatro, come mai tutto ciò che destituisce il sistema è definito sperimentale? Potresti delineare le cause che hanno portato all’attuale crisi dell’opera teatrale?

Il nostro incedere è esplorativo molti ci definiscono, sbagliando di grosso, “metafisici” in realtà ci sentiamo realisti. La realtà che mettiamo in forma e una realtà vera che si svolge in un ambiente inconscio. Ho visto spettacoli che sono stati definiti sperimentali, ma in realtà sono sperimentazioni antiche degli anni 60 /70 del 900. In effetti si sa talmente poco di quella cultura che uno studioso può smerciare facilmente una performance antica in novità sperimentale contemporanea. In questo momento tante realtà degli anni 60/70 del 900 cominciano a essere studiate con più cura e quindi influenzano lo stile scolastico imperante che però in fase creativa epura i contenuti validi spostando l’attenzione su temi ecologici e eventi traumatici eccezionali, dando vita a opere teatrali fredde e indirette. Il teatro non si rinnova, per colpa degli operatori del settore privi di coraggio, che assorbiti dai documenti da presenta re per i fondi statali non hanno più l’energia né l’attenzione giusta per accudire e far crescere le persone che iniziano l’avventura teatrale. Chi desidera diventare attore o autore è per un certo periodo una fonte di guadagno per tutti coloro che non hanno la possibilità economica di calcare le scene. Ogni spazio è messo in vendita.

Intuizione o educazione?

Gli artisti procedono per intuizione, il potere educa e ammaestra.

Pensi ci possa essere in un futuro prossimo un ritorno al “trattenimento”, visto che le persone vogliono solo essere intrattenute?

Le persone prendono quello che trovano, seguono quello che riescono a scovare più velocemente. La responsabilità dell’intrattenimento come forma teatrale è di chi lo porta avanti. Il modello televisivo imposto dal sistema americano sta diventando espressione comune, la creatività non è necessaria, la realtà è rappresentata fatta di amori a prima vista, macchinone e ricchezza mentre la verità risulta spaventosa fatta di tradimenti e varie brutture. Verità e realtà sono due percezioni soggettive, ma sono utilizzate per portare avanti modelli codificati di vita. L’influenza nefasta invade tutte le discipline comunicative e invece di trovare alternative tutti si allineano al sistema superficiale pensando di riuscire. Ma per riuscire nell’ambiente dell’intrattenimento bisogna venire a patti con l’occulto.

Abbiamo superato il punto di non ritorno? Sei ottimista pensando alla nostra società?

Quando penso al punto di non ritorno vedo qual era il punto di partenza, quindi penso che sia meglio non tornare ma andare avanti. Certo la situazione attuale è delicata guerre, genocidi e prevaricazione ma nel quotidiano si combatte per una sopravvivenza dignitosa. Come comprendere le sofferenze degli altri dopo anni di educazione alla violenza? Forse tutto quello che ci accade intorno sembra un film? Questa realtà per un creativo può essere di grande ispirazione, peccato che a raccontarla siano solo i soliti schiavi del potere che parlano e fanno propaganda in stile giornalistico privo di rispondenza ai diritti umani e assolutamente non passionale. Sono molto curiosa di sapere come andrà a finire questa smania di proteggere il pianeta da parte dei grandi della terra. La natura si sta dimostrando molto bendisposta nei nostri confronti, al suo posto avrei fatto eruttare tutti i vulcani del mondo.

Indipendentemente dalla disciplina artistica che scelgono, cosa consiglieresti ai giovani?

Studiare sempre, capovolgere le nozioni, essere lucidi e disobbedire.

Hai paura della deficienza artificiale… pardon, dell’intelligenza artificiale?

Di sicuro non serve a noi comuni mortali, come serve per apparati tecnologici infernali. Noi (persone normali) faremo qualche giochetto ci risolverà problemi piuttosto inutili. È sicuro però il potenziamento della più insidiosa definizione del secolo “il distanziamento sociale”. Ancora non è accaduto nulla di irreversibile ma il distanziamento sociale mi sembra pericoloso come la scissione atomica, avendo poche informazioni non ho la fantasia precisa per immaginare altri usi possibili. Ma non mi fa paura.

Ecco tutto ciao Flavia

Per maggiori informazioni su Flavia Mastrella 

Iago (1968), nome d’acqua Roberto Sannino. Poeta, performer e autore di testi di canzoni. Ha pubblicato numerose opere, tra le più rappresentative ricordiamo Delirium Tremens (2010),L’alibi perfetto (2011),Concerto per carta e inchiostro (2012),La famiglia dello scalzo (2014),Anche le scimmie odiano tarzan (2016) e Multiverso (2018). Ospitato in fiere e festival letterari e in rassegne culturali dove ha messo in atto prestazioni di scrittura poetica dal vivo. Ha tenuto incontri con scuole medie e superiori, volti a educare gli alunni alla stimolazione sensoriale nel processo della scrittura. L’ultimo lavoro in versi Dalla pietra allo specchio (2020) ha ottenuto il premio speciale della critica al GIOVANE HOLDEN di Torino.