Roma Stazione Poesia
Poesie romane di Hu Xian
POESIA INTERNAZIONALE
Francesco De Luca
11/6/20256 min leggere


Hu Xian (胡弦, classe 1966) è poeta e saggista.
Schivo. Silenzioso. Quasi nascosto dietro quegli occhiali, che sembrano un confine discreto tra sé e il mondo.
Dietro quel sorriso appena accennato, rotondo, si intravede una voce che non sale mai troppo: si posa, piuttosto, sulle cose.
Tra i molti poeti incontrati in Cina, è forse uno dei più enigmatici.
Ci siamo conosciuti all’inizio di settembre, durante il Festival di Poesia Italo-Cinese al Palazzo Esposizioni di Roma.
Abbiamo condiviso momenti intensi e alcuni rari silenzi sotto le colonne di fronte al Ristorante Traiano, parlando del ruolo che la poesia può ancora avere in un mondo sempre più confuso — nonostante secoli di scoperte, illusioni e travestimenti.
Originario di Nanchino, città della Fenice — e sede della seconda edizione di un festival che ormai non somiglia più a una chimera —, Hu Xian è autore riconosciuto e pluripremiato.
Tra i suoi numerosi riconoscimenti figurano il Premio di Poesia Rougang, il Premio Wen Yiduo, il Premio Xu Zhimo, il Premio Letterario Tencent Book Academy, il Premio Annuale di Poesia Huadi, oltre ai Premi delle riviste Poesia, Ottobre e Opere, il Premio Zijinshan e il Premio Letterario Lu Xun.
È attualmente caporedattore della rivista Poesia del Fiume Azzurro (Yangtze River Poetry Journal), sulla quale ha recentemente curato uno speciale dedicato a sette poeti italiani tratti dall’Antologia della poesia italiana contemporanea (Jiangsu Phoenix Literature and Art Publishing, 2025).
Ecco alcune sue poesie scritte durante il breve soggiorno a Roma, la nostra città, che di tanto in tanto torna ad essere ancora una stazione della poesia — un luogo dove arrivano voci da lontano, a cercare un riflesso, un’eco, una misura.
Un tempo vi giungevano i grandi poeti e scrittori in viaggio — da Goethe a Keats, da Rilke a Gregory Corso—, attratti da una luce che continua a ferire e a consolare.
E anche molti poeti cinesi, da Bei Dao a Yang Lian, hanno sostato qui, come se Roma fosse un punto d’approdo necessario, un luogo dove la storia e il silenzio si sfiorano.
Le poesie romane di Hu Xian nascono da quello sguardo sospeso che appartiene a chi osserva e ascolta, a chi, tra i vivi e le rovine, sa riconoscere ancora il battito segreto di una civiltà antica — forse non ancora perduta.
古码头遗址
题记:指奥斯蒂亚遗址(Ostia Antica)的古码头,位于台伯河入海口,是古罗马时期的港口遗址。这里是罗马帝国海运物资的重要中转站。
如果波浪震撼,
身后,坚实的陆地也足够震撼。
而码头,微微颤栗,处在两者之间。
帝国曾在它身边晃动,在它的深渊上晃动。
——水要足够深,风浪,看上去才像风平浪静。
它平伸着,微微颤栗,患有
失眠症,处在两种伟大之间的
这种颤栗在工作:孵化时间、远方、新的航线。又使这平台
像个断头台,每天
都有落日的头颅从它上面滚落。
海上石窟
题记:位于罗马与那不勒斯海岸中段的斯佩尔隆加村,一座朝向地中海洞开的巨大岩窟。罗马皇帝提比略(Tiberius)行宫的一部分,内部曾点缀有根据希腊神话中奥德修斯经历创造的群雕,后损毁。
大海变成了灰大海,
天空的蔚蓝被抽走,剩下乌云。
急雨,打着唿哨,
冲向车窗,想占领每个幸存的空间。
灰大海在磨牙,洞窟像蛀牙,
大量的水牙疼。
牙疼会变成语言:大海像火,燃烧中
声音,在帝国内部坍塌了。
一颗老心脏,再也无法有效地处理风暴。
神话患了牙疼,已可以从中
抽出诸神的孤独,和孤独的抽搐感。
牙疼扯动海岸线的神经,
小岛晃动着,如一盘冷餐。
大海滚动,像盲眼巨人的脊椎在滚动。
当你拉开车门,你感到
有个幽灵的手,曾在冰凉的把手上停留过。
你的心像四散的祈祷文。
而牙疼在语言中学习祈祷,
进入词、语调、正在分裂的语种。
当你回到罗马,在大街上,
在购物中心、广场,或特雷维喷泉,
喧嚣,仍像是一场失败的弥撒,
带着灰大海的混乱之水。而牙疼
从未消失,它会突然显现,在一瞬间,
进入行人们痉挛的背影。
夜宿博物馆隔壁
我住在新城,旅店
在博物馆隔壁——我睡在那些
比我睡得更沉的事物身边。
它们在白天也不会醒来。
被风打翻
又抚慰的白日,大海和松树
都是风的样子。
车流如潮汐,去海滨度假的人,
消耗着自己的白日梦。它们,
是一个更古老的梦的注脚。
而在晚餐的面包里,我能听见,
小麦在打鼾。
我们饮下葡萄酒,把橄榄油和醋
混在一起蘸面包吃。
有人说,三千年前这里的人
就能酿酒、榨油。而醋呢,醋,
带着醋的味道紧紧追随着它们。
而博物馆把分崩离析的东西
聚拢在一起,不是为了治愈,
只为让它们安眠。
明天,我将去老城,去看斗兽场。
在我的旅行线路上,
没有一头猛兽会再次醒来,我将
穿过它们罕见的睡眠。
——也许短暂的,我将不会再感受到
岁月流逝。任何
古老的事物都是时间的容器,会把它们
赠予那些注视它的人。
而现在,我正躺在过量的记忆里,躺在
没有尽头的一天深处,在无数
不朽的事物中,只有我
已是提前被确定的终点。
老城区
这些已发生:
古罗马的版图不断变幻,
哈德良、汉尼拔、凯撒,都已死去。
引水渠废弃。因不堪重负,
万神殿的柱子裂开,又被加固。
船来到大街上。
德陆法的家族史上溯了500年。
朱庇特就是宙斯,汉语就是拉丁语。
许愿池前,排队的人越来越多,
西班牙广场之夜,赫本坐上第三阶台阶。
这些尚未发生:
教堂的下一阵钟声,
照亮凯旋门的明天的晨曦,
斗兽场来了新野兽。米开朗基罗的
雕像上,遮挡私处的材料被拿走。
毁灭城市的大火并没有
全部化为灰烬,一粒火种像拳击手套,又像
106.6摇滚电台狂跳的心脏。
圣门与死门同时打开。
德陆法的家族史再上溯500年,讲述
荣耀与悲伤的,是新的声音,
但不是人类的声音。
这些已发生了又像没发生:
我们的生命被减去了一天,
月牙儿照着断壁残垣,像刚出生,
从老城区出来的人,需要倒时差,
照片里的阳光,比街上的更古老,更亮。
广场上的人群,还是昨天的那群人,
残缺的雕像用不存在的手,摸索到自己丢失的部分,
摸到的天空,还是从前的那片天空。
忏悔者离去,忏悔室里的寂静,
就像无人忏悔前的寂静。


Francesco De Luca (1979), poeta, scrittore, traduttore ed editore romano. Mediatore di Lingua e Cultura Cinese. Si laurea in Comunicazione presso la Sapienza di Roma, nel 2004. Ha pubblicato Anomalie (Terre Sommerse, 2015), Karma Hostel (Edizioni Il Foglio, 2019) ed è presente nell'antologia Roman Poetry Festival (Ponte Sisto, 2019); ha tradotto Un Uomo Felice, poesie scelte di Haizi (Del Vecchio, 2020), Io e l'Italia, di Liu Xi (Edizioni Il Foglio, 2022), Poesia Celeste, di Hei Wen (Edizioni Il Foglio, 2023), Lo Scenario Invisibile. Mente, Allucinogeni e I Ching, di Terence e Dennis McKenna (Edizioni Spazio Interiore, 2024), Il poeta andava fucilato. Poesie scelte 1964 - 1971 di Rafał Wojaczek (Delufa Press, 2024) e La confraternita dell'abisso urlante: la mia vita con Terence McKenna di Dennis McKenna (Delufa Press, 2025), I tre dell'università di Pechino: Haizi, Luo Yihe, Xi Chuan (Delufa Press, 2025), Antologia di Poesia Cinese Contemporanea (Delufa Press, 2025), Antologia di Poesia Italiana Contemporanea (Jiangsu Phoenix Literature and Art Publishing, 2025).
Le rovine del porto antico
Mi riferisco alle rovine del molo di Ostia Antica, alla foce del Tevere — antico porto romano, importante snodo dei traffici marittimi dell’Impero.
Se tremano le onde,
trema anche la terra alle mie spalle.
E il molo, leggermente, freme tra le due.
L’Impero oscillava al suo fianco, oscillava sopra il suo abisso.
— Solo se l’acqua è abbastanza profonda,
onde e vento sembrano quieti.
Disteso, trema appena,
insonne, sospeso tra due immensità.
Questa vibrazione lavora: cova il tempo, la distanza, nuove rotte.
E fa sì che questa piattaforma somigli a una ghigliottina,
da cui ogni giorno rotola giù la testa del tramonto.
Una grotta sul mare
Lungo la costa tra Roma e Napoli, nel paese di Sperlonga, c’è una vasta grotta aperta sul Mediterraneo. Faceva parte della residenza dell’imperatore Tiberio, un tempo adornata da gruppi scultorei ispirati alle leggende di Ulisse — poi distrutti.
Il mare è diventato un mare grigio,
il blu del cielo risucchiato via, restano solo nuvole scure.
La pioggia impetuosa, fischiando,
si scaglia contro i finestrini, desidera occupare ogni spazio rimasto.
Il mare grigio digrigna i denti, la grotta è una carie,
una fitta d’acqua immensa.
Il dolore ai denti si trasforma in linguaggio:
il mare è fuoco, e bruciando
il suono crolla nell’Impero.
Un vecchio cuore non riesce più a contenere le tempeste.
Il mito soffre di mal di denti, da esso si può estrarre la solitudine degli dèi,
e lo spasmo della solitudine.
Il dolore tende i nervi della costa,
le isole tremano come un vassoio di cibo freddo.
Il mare si rovescia, come la spina dorsale di un ciclope che si contorce.
Quando apri la portiera, senti
la mano di un fantasma che un tempo si posò
sulla maniglia gelida.
Il tuo cuore è una preghiera dispersa.
E il dolore ai denti impara a pregare nel linguaggio,
penetra parole, toni, e lingue che si spezzano.
Una volta a Roma, sulle strade,
nei centri commerciali, nelle piazze,
a Fontana di Trevi,
il frastuono non è che una messa fallita,
piena di un'acqua confusa, di un mare grigio.
Il dolore, mai scomparso, riappare d’improvviso, e per un istante,
penetra i corpi contratti dei passanti.
Una notte accanto al museo
Abito nella città nuova,
l’albergo è accanto al museo — dormo accanto a cose
che dormono più profondamente di me.
Nemmeno di giorno si risvegliano.
Il giorno, rovesciato dal vento,
il mare e i pini sono soltanto altre forme del vento.
Il traffico scorre come una marea.
Chi parte per le vacanze al mare
consuma i propri sogni a occhi aperti,
note a piè di pagina di un sogno più antico.
E nel pane della cena riesco a sentire
il grano che russa.
Beviamo vino, mescoliamo olio e aceto
per intingere il pane.
Dicono che tremila anni fa, gli uomini di qui sapessero già fare il vino, spremere l’olio. E l’aceto? L’aceto,
col suo sapore d’aceto, li seguiva da vicino.
Il museo raccoglie le cose frantumate,
le riunisce non per guarirle, ma solo per lasciarle dormire.
Domani andrò nella città antica, a vedere il Colosseo.
Nel mio itinerario nessuna bestia feroce si risveglierà
attraverserò il loro raro sonno.
Forse, per un istante, non sentirò più
lo scorrere del tempo.
Ogni cosa antica è un contenitore del tempo,
che lo dona a chi la osserva.
E ora giaccio in un eccesso di memoria,
nella profondità di un giorno senza fine.
Tra innumerevoli cose immortali, solo io
sono già il punto stabilito della fine.
Centro storico
Queste cose sono già accadute:
Il territorio dell’antica Roma mutava in continuazione,
Adriano, Annibale, Cesare: sono tutti morti.
Gli acquedotti sono abbandonati. Schiacciate dal peso,
le colonne del Pantheon si sono crepate, ma poi sono state rinforzate.
Le barche sono arrivate fino alle strade.
Gli antenati di Delufa risalgono a cinquecento anni fa.
Giove è Zeus, il cinese è il latino.
Davanti a Fontana di Trevi, la fila di chi esprime desideri si allunga sempre più.
Nella notte di Piazza di Spagna, Audrey Hepburn si siede sul terzo gradino.
Queste cose non sono ancora accadute:
Alla prossima scampanata di una chiesa,
l’alba di domani illuminerà l’Arco di Trionfo.
Nuove bestie entreranno nel Colosseo. Dal corpo di una statua di Michelangelo
saranno rimossi i veli che coprivano il sesso.
Il grande incendio che distrusse la città
non è del tutto spento: una scintilla rimane,
come un guantone da boxe, e come
il cuore impazzito di Radio Rock.
La Porta Santa e la Porta della Morte si apriranno insieme.
Gli antenati della famiglia Delufa
risaliranno altri cinquecento anni,
a raccontare gloria e dolore, sono una voce nuova,
ma non una voce umana.
Queste cose sono accadute e non accadute:
Le nostre vite hanno perduto un giorno.
Una falce di luna illumina le rovine, come se fosse appena nata.
Chi esce dalla città antica deve aggiustare il proprio fuso orario.
La luce del sole nelle fotografie è più antica e più brillante di quella che scorre sulle strade.
La folla sulle piazze è la stessa di ieri.
Le statue mutilate, con mani che non esistono,
cercano a tentoni le proprie parti perdute
il cielo che toccano è ancora lo stesso di un tempo.
I penitenti se ne sono andati e il silenzio nel confessionale
è lo stesso silenzio di quando ancora nessuno confessava.




